Due Russie, tanti libri, un po’ di confusione

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immagine di una biblioteca con libri impilati in primo piano
ph: Zach Planck/Unsplash

Cosa leggere per capire la potenza slava

Per cominciare da un tema traduttivo, «Zar di tutte le Russie» è un errore di resa, perché l’espressione originale, царь всея Руси, significa «zar di tutta la Rus’», primo nucleo, con capitale Kyiv (882-1240), della futura Russia Ma a parte l’ovvia suggestione logica di un plurale per riferirsi alla Russia, data la sua mole enorme (10 fusi orari), preferisco qui il duale, e parlare di due Russie.

Fin dai tempi di Ivàn il Minaccioso (1530-84; noto come «terribile») è esistito uno Stato nello Stato. Il paranoico dittatore aveva creato l’oprìčnina, con tanto di confini e di mura. Lo Stato “interno” era formato da soldati che erano proprietà privata di Ivàn, che poteva disporre di tutto ciò che conteneva, anche per combattere contro lo Stato “esterno” – quello ufficiale.

Qualcosa di analogo si è visto fino al 1917 con la Terza Sezione, poi diventata Ohrana, abolita dalla Rivoluzione di febbraio del 1917 e ricreata come Čekà nel dicembre 1917 – il periodo febbraio-ottobre 1917 è stato l’unico spiraglio di democrazia in Russia, tra la Rivoluzione democratica di febbraio e il golpe bolscevico dell’ottobre.

Penso che nessun discorso sulla Russia possa prescindere da questa matrice duplice. Da un lato un popolo che ha dato vita a opere immense in campo artistico e scientifico, dall’altro un potere autocratico che ha sempre sentito il bisogno di tenere il popolo in uno stato di terrore permanente – che ci fosse da scavare a mani nude il Belomorkanal, 227 chilometri per congiungere il mar Bianco col mar Baltico o da combattere le armate naziste, fino al 1941 alleate dell’Urss.

La seconda Russia è rappresentata dai grandi scrittori che tutti conosciamo, almeno per sentito dire. La politica del terrore impedisce l’esistenza di un ceto medio, tant’è vero che l’aristocrazia è decaduta – fenomeno magistralmente rappresentato nell’Amareneto (noto come Giardino dei ciliegi) di Čechov. I suoi numerosissimi racconti sono degli impagabili quadri di vita quotidiana di grande attualità perché, come tutti i grandi scrittori, riesce a elevare ogni dettaglio a metafora della vita di ognuno di noi.

Per chi ama i libri storiografici, la coerenza della politica russa dell’ultimo mezzo millennio è messa in luce dallo storico Aleksandr Ânov nel libro Le origini dell’autocrazia. Qui si spiega come l’intera storia della Russia veda il corso e ricorso delle stesse 10 fasi, tanto che vi si delinea un parallelo tra Ivàn il Minaccioso e Stalin – e oggi potremmo aggiungere Putin.

Un’opera d’arte imprescindibile per capire il regime di terrore e i campi di concentramento e lavoro forzato è l’immenso Arcipelago Gulag di Solženicyn, ben 1415 pagine di «indagine artistica», come la chiamò l’autore. Paragonabile per importanza ai testi di Primo Levi sulla shoah, è uno dei capisaldi della coscienza critica mondiale, basato interamente su testimonianze dirette, comprese quelle dell’autore stesso.

Solženicyn fu arrestato nel 1945 mentre era al fronte a combattere i tedeschi come capitano, dalla polizia politica che lo accusava di avere intrattenuto corrispondenza con una spia – in realtà un suo ex compagno di scuola che, avendo combattuto sul fronte in territorio tedesco, in quanto persona che aveva “visitato” l’occidente era considerata a prescindere una spia perché di certo aveva visto come si vive bene dall’altra parte del confine.

Il Grande Terrore quindi non è solo quello del periodo 1935-1938, descritto in forma romanzesca durante la perestrojka da Anatolij Rybakov, Gli anni del Grande Terrore – Il 1935 e gli altri anni: è il regime normale in Russia. Oppositori incarcerati con false accuse o uccisi, giornalisti intimiditi o freddati, scrittori perseguitati o ridotti alla fame o costretti all’esilio sono la norma, non l’eccezione.

Intanto scrittori di prim’ordine producono opere immense, di cui avremo ancora occasione di parlare.

Le opere di cui si è parlato:

  1. Ânov (anche: Yanov) Le origini dell’autocrazia, Comunità 1984, samizdat 2022, 360 pagine.
  2. Čechov (anche: Cecov), Il giardino dei ciliegi (L’amareneto), 111 pagine.
  3. Rybakov, Anatolij, Gli anni del Grande Terrore: Il 1935 e gli altri anni, Rizzoli 1989, samizdat 2022, 446 pagine.
  4. Solženicyn (anche: Solzhenitsyn), Arcipelago Gulag, varie edizioni, in 1, 2 o 3 volumi. 1415 pagine.