Intervista a una studentessa russa
Cosa pensano i russi della guerra in Ucraina? Cosa sta succedendo in Russia? Quanto è diversa la crisi se osservata da Mosca? Sono tutte domande che ci facciamo spesso e che nella maggior parte dei casi non hanno una risposta immediata.
Capire qualcosa di più della Russia è però un dovere. Parlare con chi vive in Russia o con chi è originario di quel paese diventa quindi fondamentale. Noi abbiamo incontrato Ekaterina Dzhevello, studentessa russa di Traduzione alla Scuola Civica Altiero Spinelli di Milano.
Come mai hai scelto di vivere in Italia?
Sono venuta in Italia dieci anni fa in occasione di un programma Erasmus con l’Università di Bologna. Ho studiato Scienze Politiche a Forlì e in quel periodo ho conosciuto il mio attuale marito. Così dopo qualche anno mi sono trasferita definitivamente, per amore, e sono andata a vivere a Como. Dopo essermi assestata e aver imparato l’italiano, ho deciso di riprendere la vecchia passione per le lingue straniere e quindi mi sono iscritta al corso di laurea magistrale in Traduzione alla Scuola Civica Altiero Spinelli.
Che rapporto hai con il tuo paese d’origine?
La Russia rimane sempre la mia madrepatria, anche se non ci torno spesso. Vivo in Italia ma non ho mai smesso di sentirmi russa, tutti i miei parenti vivono ancora lì. La cultura russa è qualcosa che mi apparterrà sempre.
Come hai vissuto gli ultimi mesi?
All’inizio ero un po’ frustrata. Da una parte mi sono sentita tradita dalla decisione del governo russo di attaccare l’Ucraina. Ero arrabbiata, non sapevo cosa fare, mi sentivo impotente. Poi ho trovato un equilibrio e ho deciso che nel mio piccolo avrei comunque provato a fare qualcosa di concreto da qui. Mi sono dedicata alla raccolta di beni di prima necessità e mi sono messa a disposizione di una scuola per tradurre in russo i moduli di iscrizione per gli studenti ucraini che sarebbero arrivati.
Fai parte di qualche associazione di volontariato?
No, è successo tutto con il passaparola, anche grazie all’aiuto di alcune studentesse della Scuola Civica che hanno fatto girare la voce. È molto bello vedere la solidarietà tra le persone. Mi è anche capitato di tradurre un volantino per un evento di beneficienza. Tanti ucraini conoscono la lingua russa, quindi anche un traduttore russo può dare il suo contributo.
Cosa ti racconta la tua famiglia dalla Russia? Come vivono la situazione da lì?
I miei genitori vivono in una città molto piccola, dove la presenza dello Stato è molto forte e le persone evitano di esprimersi apertamente. È come se ci fosse una sorta di autocensura, preferiscono tenersi alla larga da discorsi scomodi. Mi chiedono se è vero quello che sentono in televisione sull’Europa, se avvertiamo i disagi dovuti alle sanzioni, se i prezzi della benzina sono saliti così tanto. Mia nonna poi è più soggetta alla propaganda, si preoccupa che possa succedermi qualcosa se mi sentono parlare russo in Italia. Io ovviamente le dico che non è così e la rassicuro.
Che opinione ti sei fatta sull’informazione in Russia? Pensi sia completamente dominata dalla propaganda?
Purtroppo in questo momento per chi vive in Russia non è facile avere accesso a un’informazione attendibile. Poiché ci sono molte limitazioni ai siti web, bisogna saper usare i VPN (reti private virtuali, che consentono l’accesso ai siti bloccati, ndr). Molti usano Telegram, ma anche lì bisogna sapersi destreggiare per entrare nei canali giusti. Chi invece è abituato a informarsi solo tramite la TV vede unicamente ciò che vuole la propaganda.
Ci sono state delle situazioni, in questi ultimi mesi, in cui ti sei sentita a disagio per il fatto di essere russa?
Sinceramente no, anzi, ho ricevuto fin dall’inizio affetto e vicinanza, sono circondata da persone che capiscono la delicatezza della situazione. Ho diversi conoscenti ucraini e ammetto che con loro a volte mi sono sentita a disagio perché non sapevo bene come approcciarli, ma più che altro è stata una mia sensazione, senza particolari riscontri nella realtà.
Cosa ne pensi invece di quegli episodi che hanno fatto emergere un certo ostracismo verso alcuni nomi della cultura russa?
Questi episodi si sono verificati all’inizio del conflitto e penso siano stati dettati dall’emozione, dall’impulso di reagire a caldo. Penso che in parte siano stati anche una risposta al fatto che lo stesso governo russo abbia strumentalizzato la lingua russa per legittimare l’invasione del Donbass, poiché in quella regione in alcune situazioni vige il divieto di parlare russo. In ogni caso, non credo che episodi di questo tipo si verificheranno ancora. Le persone hanno capito che non ha alcun senso prendersela con chi non c’entra nulla.
Come vedi il prossimo futuro per la Russia e per questo conflitto?
Il conflitto militare prima o poi finirà, speriamo al più presto. Parlando invece dei nostri due popoli, secondo me ci vorranno tempo e impegno per una riappacificazione vera e propria. Servirà molta voglia di aprirsi e avvicinarsi l’uno all’altro. Ma sono fiduciosa che le nuove generazioni siano in grado di farlo. Io ho una figlia di quattro anni che va alla scuola materna. Quando è arrivata una bambina ucraina che non parlava italiano lei ha iniziato a fare da traduttrice, si è comportata come una piccola mediatrice culturale. Vedere questa scena mi ha dato molta speranza.