La neutralità svizzera 

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La Svizzera è nota in tutto il mondo per la sua neutralità, un concetto così fondamentale e integrante della nostra identità che anno dopo anno, sulla base degli studi sulla «Sicurezza» condotti dal Politecnico Federale di Zurigo, la grande maggioranza delle persone interpellate a riguardo si esprime sempre a favore del suo mantenimento. In questo articolo voglio affrontare alcune questioni collegate alla nostra neutralità (sono cittadino svizzero). Come viene definita, come è stata influenzata dai conflitti recenti, quali conseguenze future avranno certe decisioni prese.

Con lo scoppio della guerra in Ucraina si è riacceso il dibattito sulla nostra neutralità, soprattutto dopo che la Svizzera ha deciso di imporre sanzioni alla Russia. Il conflitto in Ucraina ci ha costretto a mettere in discussione la nostra neutralità e anche all’interno del paese le opinioni della politica sono spesso diverse tra loro. Da quando è stata riconosciuta dal Congresso di Vienna nel 1815, la neutralità svizzera è stata oggetto di numerosi dibattiti, sulla sua definizione e sul suo ruolo. Innanzitutto la neutralità è il collante che tiene unita la Svizzera. Nonostante due guerre mondiali il nostro paese è sopravvissuto proprio grazie alla sua neutralità e questo ha alimentato oviamente una grande fiducia in questo nostro posizionamento, con una percentuale di approvazione del 98%. Tuttavia quando qualcosa genera così tanto consenso significa anche che il concetto, sebbene ampiamente accettato, non sia chiaramente definito.

La Svizzera considera la sua politica di neutralità non tanto come un elemento di politica estera, ma piuttosto della sua politica di sicurezza. La domanda fondamentale che la Svizzera si pone è quindi se questa neutralità la protegga ancora oppure no. In realtà nel corso della storia la Svizzera non è mai stata completamente neutrale. Ha sempre avuto la tendenza ad associarsi in qualche modo a una parte piuttosto che all’altra. In altri casi ha continuato a commerciare con entrambe le parti in conflitto. Possibilità questa prevista però nella definizione ufficiale di stato neutrale nella Convenzione dell’Aia.

Il diritto della neutralità, codificato appunto nelle Convenzioni dell’Aia del 18 ottobre 1907, fa parte del diritto internazionale e definisce diritti e obblighi di uno Stato neutrale. Si tratta degli unici accordi internazionali vigenti in materia, anche se il loro ambito di validità si è esteso in forma di diritto consuetudinario. Uno dei diritti più importanti è l’inviolabilità del territorio nazionale. I doveri più importanti di uno Stato neutrale sono invece i seguenti:

  • – Astenersi dal partecipare alle guerre
  • – Garantire la propria autodifesa
  • – Trattare tutte le parti in conflitto allo stesso modo per quanto riguarda l’esportazione di armamenti
  • – Non fornire mercenari alle parti belligeranti
  • – Non mettere il proprio territorio a disposizione delle parti in guerra

Il conflitto in Ucraina ha costretto la Svizzera a mettere in discussione la propria neutralità. Nel 2022, dopo l’invasione da parte della Russia, il partito conservatore (di destra) ha lanciato un dibattito, spingendo per un posizionamento contrario alle alleanze militari e per una serie di sanzioni nei confronti della Russia. Altri partiti invece si sono opposti a questa proposta e si sono detti a favore di un approccio più libero e aperto alla politica internazionale e alle alleanze. Questo ci fa vedere come la questione della neutralità svizzera non sia oggetto di discussione solamente a livello internazionale, ma anche a livello nazionale.

A mio parere la nostra neutralità è sempre stata un concetto poco definito e con la pressione esercitata da altri stati, in particolare dagli Stati Uniti, la Svizzera si è spesso sentita costretta a dare una forma concreta a questo concetto vago. Ormai quando la comunità internazionale vuole qualcosa da uno stato ha quasi sempre i mezzi per ottenerlo. Lo vediamo per esempio con lo scioglimento del segreto bancario svizzero nel 2009 a seguito delle pressioni delle autorità fiscali americane.

Le sanzioni della Svizzera contro la Russia hanno ovviamente peggiorato in modo significativo il nostro status di paese neutrale e anche quello di potenziale mediatore. Sergei Viktorovich Garmonin, ambasciatore straordinario e plenipotenziario della Federazione Russa presso la Confederazione Svizzera e il Principato del Liechtenstein, ha criticato la Svizzera, affermando che il paese ha sempre sostenuto la “linea antirussa dell’Occidente collettivo” e che, mostrando solidarietà con l’Ucraina, ha “perso il suo ruolo di mediatore internazionale imparziale”.

L’impressione di tanti svizzeri è che la neutralità si esprima in un atteggiamento di disparità, allineandosi alla politica estera degli Stati Uniti, della NATO e dell’Unione Europea. La mediazione richiede una neutralità, dove il mediatore rimane imparziale e agisce in modo tale da consentire a tutte le parti di esprimere il proprio punto di vista su un conflitto fino all’instaurazione di un dialogo. Io in realtà penso che anche se la neutralità è una posizione politica, non vuole dire che dobbiamo essere insensibili a ciò che accade nel mondo. Non per niente la Croce Rossa è stata fondata in Svizzera. 

Neutralità significa aprire uno spazio di discussione, promuovere la pace e soprattutto, favorire un ordine mondiale rispettoso. Una qualità che se continuiamo a cedere alle pressioni esterne rischiamo di perdere. Dovremmo invece definire chiaramente la nostra posizione e restare fedeli ai nostri valori.