Ucraino e russo: la lingua disprezzata e l’ostilità silenziosa

0
318
ph: Sergio Oren / Wikimedia Commons

L’ucraino per i russi (silenziosamente ostili) e per noi europei (pronti alla ricostruzione)

Di Elisa Cadorin

Prima dell’introduzione della scrittura (IX secolo) le popolazioni slave organizzate in tribù che abitavano i territori di Russia, Ucraina e Bielorussia attuali, parlavano dialetti eterogenei la cui differenza più significativa era la pronuncia della velare sonora “g”, che era occlusiva [g] a nord e fricativa [ɣ] – ovvero leggermente aspirata – a sud. Per esempio, la parola gospodi (oh Dio! Oddio!) al sud era pronunciata con la g iniziale aspirata. 

Le differenze tra i dialetti slavi orientali erano dunque lievi, tanto che, fino alla metà del XII secolo, si può parlare di unità linguistica slavo-comune orientale e anche di unità politico-sociale, cioè quella che è conosciuta come Rus’ di Kiev. La sua disgregazione in principati autonomi portò all’indebolimento dei legami tra le popolazioni e causò fenomeni di divergenza con lo sviluppo di caratteristiche linguistiche indipendenti, che si concretizzarono nella contrapposizione tra zona nord-occidentale (regione di Novgorod), zona sud-occidentale (territorio dell’Ucraina odierna) e zona centrale (Bielorussia e Russia occidentale odierne). 

Le successive innovazioni linguistiche determinarono le differenziazioni che portarono alla formazione delle lingue slave orientali oggi esistenti (russo, ucraino e bielorusso). Ma gli storici dell’impero russo fino al XIX secolo con il termine “russkie” intendevano tutte le popolazioni slave orientali (fino al fiume Dnepr), che abitavano i territori chiamati Malorossija (odierna Ucraina), Belorossija (odierna Bielorussia) e Velikaja Rossija (“Grande” Russia) e consideravano i movimenti locali nazionalisti e autonomisti come una pericolosa minaccia all’integrità dell’impero. La sostanza di questa interpretazione, ripresa da Putin (e pienamente condivisa dal patriarca Kirill) nel suo articolo Ob istoričeskom edinstve russkich i ukraincev (Sull’unità storica di russi e ucraini) del 2021, è il fulcro delle motivazioni storiche che pretendono di giustificare l’invasione dell’Ucraina, lasciando in ombra tutta la storia del Novecento sovietico con l’autodeterminazione dei popoli e i principi fondativi dell’Unione Sovietica.

Nell’Ottocento l’insegnamento della lingua e la pubblicazione di testi in ucraino furono fortemente limitati e in alcuni periodi proibiti. Il famoso ministro degli interni Pjotr Valuev, in una circolare segreta del 1863, scriveva che la lingua malorossiskij (ucraino) non poteva esistere in modo autonomo perché era solo una forma di russo contaminato dal polacco.

Ma l’ucraino non è russo “contaminato” dal polacco. È una lingua slava orientale che conserva molte caratteristiche (più del russo) dello slavo-comune orientale. Ha, per esempio, mantenuto i sette casi nella declinazione nominale e gli esiti della terza palatalizzazione delle velari (knizi, dativo di kniga, libro). La lingua ucraina ha una indiscutibile dignità storica e poi, soprattutto ora, è utile e saggio impararla. In particolare, possono farlo con facilità i russisti perché la struttura e il lessico hanno molte affinità e, dunque, con poco sforzo si potrebbe aggiungere al proprio curriculum questa competenza linguistica, anche in considerazione del fatto che avrà sicuramente un futuro, perché servirà per lavorare ai progetti dell’Unione Europea per la ricostruzione dell’Ucraina devastata dalla guerra. 

I miei numerosi colleghi madrelingua russi a questo proposito minimizzano questa necessità sostenendo che in Ucraina si continuerà a parlare russo perché gli ucraini lo sanno e, tutto sommato, lo preferiranno perché è più bello … Già negli anni Ottanta, quando lavoravo a Mosca nell’ufficio di un’azienda italiana, la mia collega Galina era veicolo di questo disprezzo per la lingua ucraina e mi insegnava la pronuncia ucrainizzata di alcune parole per prendere in giro i clienti ucraini che partecipavano alle trattative commerciali. Ma non era una semplice esercitazione scherzosa, era l’espressione dell’atteggiamento di superiorità che hanno sempre avuto e continuano ad avere i russi nei confronti delle altre etnie dell’impero. Percepire questo ci deve indurre a differenziarci con decisione per avere un approccio europeo a tutti i compiti di mediazione linguistico-culturale che dovremo svolgere.

Bibliografia e sitografia

L. Kasatkin, L. Krysin, V. Živov Il russo, 1995

Kak uničtožali ukrainskij jazyk: chronika zapretov za 400 let, 2012  https://argumentua.com/stati/kak-unichtozhali-ukrainskii-yazyk-khronika-zapretov-za-400-let 

Stat’ja Vladimira Putina «Ob istoričeskom edinstve russkich i ukraincev» http://kremlin.ru/events/president/news/66181 

Articolo precedenteA piedi con Paolo Rumiz lungo il limes Est-Ovest
Articolo successivoIl supporto māori alla Palestina nelle parole di Debbie Ngarewa-Packer
admin
L’ALTIERO è il web magazine della Civica Scuola Interpreti e Traduttori Altiero Spinelli di Milano. In questa nuova edizione continuerà ad avere un forte respiro europeo - l’Europa aperta e solidale che avevano in mente i suoi fondatori - ma punterà ad aprirsi ulteriormente all’esterno. Racconterà quello che succede là fuori, a Milano ma anche dall’altra parte del mondo, e come si comunica e si narra in questo nuovo mondo. Qui non troverai le notizie ormai disponibili su tutti i media, tradizionali e non. Troverai spunti, punti di vista, racconti che possano stimolare una riflessione costruttiva su quelle questioni che di volta in volta valuteremo essere importanti e che spesso saranno anche legate alla stretta attualità. L’ALTIERO vuole quindi essere un punto di riferimento per chi – nella scuola, nell’università, nella società civile – sia alla ricerca di un luogo di scambio culturale. Uno scambio non gridato, che possa accrescere senso civico e consapevolezza europea nelle nuove generazioni. La maggior parte della redazione è composta da giovani, proprio perché vogliamo parlare loro e stimolarne la curiosità intellettuale.