Parigi fuori dai sentieri battuti – seconda parte

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ph: The Boheme Passanger/blogspot

La Petite Ceinture tra Ottocento e Novecento

La storia della Gare è profondamente connessa a quella della Petite Ceinture, una ferrovia urbana lunga trentadue chilometri. Aperta nel 1852 per collegare le diverse stazioni ferroviarie parigine, entrò in servizio progressivamente e andò a regime nel 1869. L’obiettivo primario era sviluppare il trasporto merci a livello nazionale, visto che la rete ferroviaria francese era stata costruita a raggio intorno al centro, costituito da Parigi. Nel 1862 comparve anche il servizio passeggeri, che si sviluppò poi grazie alle quattro Esposizioni Universali svoltesi proprio nella capitale francese tra il 1867 e il 1900. Si trattava della prima forma di trasporto ferroviario urbano, l’embrione della rete ferroviaria urbana che culminerà con la costruzione della metropolitana. Nel 1900 viaggiavano ogni anno sulla Petite Ceinture ben 39 milioni di persone. Da quel momento la costruzione della moderna metropolitana parigina le fece concorrenza e la condannò progressivamente al declino. Il trasporto dei viaggiatori sulla Petite Ceinture terminò definitivamente nel 1934 dopo più di settant’anni di onorevole attività. Il trasporto merci continuò invece fino agli anni settanta, quando cominciò, anche in questo caso, un lungo declino fino alla fine definitiva del servizio nel 1993. Fino ad allora alcuni treni, nazionali e anche internazionali, utilizzavano la Petite Ceinture per spostarsi da Gare du Nord e Gare de Lyon. Fino al 2003 è stato attivo un servizio di treni turistici. 

ph: unknown

La storia recente

Dopo il 2003 la Petite Ceinture è stata invece completamente abbandonata, diventando un’oasi selvaggia di biodiversità nel deserto urbano di asfalto e cemento. Per anni questa vecchia ferrovia è stata insieme uno dei luoghi segreti meglio conservati di Parigi, la meta di esplorazioni urbane illegali ma in sostanza tollerate, un posto romantico e decadente con un fascino unico in mezzo alla città. Fino a poco tempo fa era ancora possibile percorrere senza interruzioni lunghi tratti della ferrovia, da Corentin Cariou fino a Bercy, passando da gallerie abbandonate e buie scoprendo bellezze nascoste, come gli splendidi scorci di vegetazione nel dodicesimo e nel ventesimo arrondissement, verso Maraîchers.

ph: Jef Poskanzer

Oggi e domani

Dal 1998, e in maniera più strutturata dal 2007, alcuni tratti della ferrovia diventano giardini condivisi o orti urbani. Nel 2015, con una convenzione tra il comune di Parigi e le ferrovie francesi, comincia poi un recupero sistematico. L’accordo sancisce la concessione e l’uso temporaneo di lunghi tratti della Petite Ceinture, senza smantellare però i binari e l’infrastruttura ferroviaria, che anzi resta parte della rete ferroviaria nazionale. Esiste un’associazione che si occupa proprio della salvaguardia di questa vocazione ferroviaria della Petite Ceinture, l’Association de sauvegarde de la Petite Ceinture. L’idea guida dell’associazione è quella di trasformarla in prospettiva in un elemento importante di un progetto più grande di mobilità ecologica. Quindi non solo giardini, sentieri e percorsi verdi, ma anche una nuova attività ferroviaria. Ma per il momento non ci sono ancora progetti a proposito da parte del comune di Parigi e delle ferrovie francesi. 

Il recupero della Petite Ceinture per uso pubblico e la fruizione dei cittadini è un ottimo esempio di riqualificazione urbana a Parigi. Ma attenzione si tratta anche di un processo contraddittorio, sicuramente positivo ma anche spesso associato a un processo parallelo di gentrificazione.

ph: Chabe01

La Flèche d’Or

Un altro storico locale musicale underground legato alla storia della Petite Ceinture è la Flèche d’Or, nata nel 1995 nella gare di Charonne e situata più giù nel ventesimo arrondissement. Un locale in voga soprattutto negli anni Novanta e Duemila, quando offriva una programmazione musicale di pop-rock alternativo, chiuso poi nel 2016. Grazie alla mobilitazione degli abitanti del quartiere la Flèche d’Or ha riaperto con un nuovo spirito nel 2020. Da allora è un luogo non solo musicale ma anche culturale, sociale e politico, grazie soprattutto a una rete di collettivi.

La Flèche d’Or ha ottenuto la copertura economica, politica e anche legale del municipio del ventesimo arrondissement, che ha acquistato la proprietà dell’edificio. Quindi è un luogo autogestito da diversi collettivi secondo una logica non commerciale che si contrappone alla gentrificazione del quartiere e si rivolge agli abitanti e a chiunque si riconosca nella sua filosofia. 

Oltre alla programmazione artistica vengono proposte attività sociali e solidali, come la distribuzione gratuita di prodotti di prima necessità, una mensa popolare a partecipazione libera, un presidio per il sostegno legale, l’accesso alla rete digitale. La finalità è soprattutto sociale e questo la differenzia dalla Gare.

ph: Jeanne Menjoulet

Affinità e divergenze tra la Gare e la Flèche d’Or

Questo però significa non poter offrire la stessa programmazione musicale che garantisce la Gare, il cui progetto ha una finalità musicale ma anche commerciale, trattandosi comunque di un’impresa privata che non funziona grazie al volontariato ma assumendo lavoratori retribuiti. Pur essendo un’impresa etica che si propone di avere anche un’utilità sociale e culturale per il quartiere, la Gare non è né un collettivo politico né un’associazione, quindi è molto attenta alla propria sostenibilità economica e commerciale. In fondo organizzare concerti di qualità comporta costi elevati e richiede notevoli capacità organizzative, quindi professionisti del settore. C’è però anche una certa affinità tra la Gare e la Flèche d’Or, che seguono il principio della partecipazione libera e hanno la consapevolezza di avere una funzione sociale e culturale.

Luoghi affini

Questa idea d’impresa etica con utilità sociale e culturale è condivisa anche da altri locali parigini, come la Station – Gare des Mines e il Circle Électrique, animati da collettivi artistici. Il secondo propone anche spettacoli circensi oltre a concerti. Entrambi i locali garantiscono eventi di qualità a prezzi relativamente accessibili, seppur non a partecipazione libera.

Esiste comunque tutta una galassia eterogenea che comprende tanti altri luoghi ibridi e diversi tra loro: squat artistici legalizzati come lo Shakirail, la Gare XP o Gare Expérimentale, la Villa Mais d’Ici à Aubervilliers e l’Espace 6b a Saint-Denis; centri sociali più politicizzati e convenzionati con il comune come la Parole Errante a Montreuil; associazioni come la Petite Rockette e En veux-tu? En v’là!. Questi micro-universi compositi e variegati costituiscono un ecosistema sociale, artistico, culturale e musicale fragile e prezioso. Spesso queste realtà hanno valorizzato edifici abbandonati e in rovina alla periferia della città, in banlieue, accanto alle porte d’ingresso e al périphérique (una tangenziale esterna a ridosso della città). In sostanza si tratta di luoghi che fino a poco tempo fa erano relitti del passato industriale di Parigi: vecchie hall d’ingresso di stazioni della Petite Ceinture, stazioni per il trasporto del carbone, spogliatoi e centri di formazione delle ferrovie francesi, vecchie industrie in disuso. Queste friches industrielles, come vengono chiamate in francese, sono sempre più tollerate dalle istituzioni che le hanno legalizzate tramite convenzioni temporanee prorogabili nel tempo.

Continua…

Nell’ultimo articolo un reportage dal quartiere in cui è situata la Gare. Un zona con tante contraddizioni e in continua trasformazione.

Sitografia per approfondire:

https://archives.petiteceinture.org/Breve-histoire-de-la-Petite-Ceinture-ferroviaire-de-Paris.html#gsc.tab=0

https://flechedor.org/

https://www.enlargeyourparis.fr/societe/gentrification-friches-urbaines-urbanisme

https://medium.com/@arnaud.idelon.soundways/friches-gentrification-une-longue-histoire-2ee0a84e0917

https://www.enlargeyourparis.fr/societe/friches-urbaines-laboratoire-villes

https://www.enlargeyourparis.fr/societe/friches-squats-legaux-urbanisme-transitoire

Bibliografia consigliata:

Henri Lefebvre, Le droit à la ville, Paris, Anthropos, 1968, 164 pp., trad. it. Il diritto alla città, Ombre Corte, Verona, 2014.

Elsa Vivant, Qu’est-ce que la ville créative ?, Paris, PUF, 2009, 89 pp.

Nicolas Le Goff, L’autre Paris, Paris, Parigramme, 2018, 223 pp.

Enlarge Your Paris, Guide des Grands Parisiens, Paris, Magasins Généraux, 2021.