Le nuove parole della guerra in Ucraina

0
805

Il conflitto russo–ucraino non viene combattuto solo con bombe e missili; la violenza, l’incertezza del futuro e la sensazione di rottura con il passato si perpetuano anche nell’uso di parole, neologismi che cercano di dare un senso a quello che sta accadendo.

Il 28 giugno 1914 l’Arciduca Ferdinando muore per mano di un nazionalista, omicidio politico che scatenerà lo scoppio della Prima guerra mondiale; il 31 agosto 1939 è ancora la violenza a essere il casus belli del secondo conflitto mondiale, con il fittizio attacco di Gleiwitz. In entrambi i casi, l’uso della forza è stato l’interruttore di una moltitudine di atti violenti che si sono perpetrati nel corso del tempo, le cui conseguenze sono tuttora visibili.  Il 24 febbraio 2022, alle ore 5:30 orario di Mosca, la televisione di stato russa trasmette il discorso che ha determinato il corso degli ultimi 8 mesi, il via all’invasione russa. 

“Non ci è stata lasciata altra opzione per proteggere la Russia e il nostro popolo, se non quella che saremo costretti ad utilizzare oggi. La situazione richiede un’azione decisa e immediata. (…), ho deciso di condurre un’operazione Militare Speciale per demilitarizzare e denazificare l’Ucraina”. (Vladimir Putin)

Pochi minuti dopo l’annuncio televisivo, sono state segnalate forti esplosioni nelle città di Kiev, Kharkiv, Odessa e nella regione Donbass, proclamando così l’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina. In questo caso specifico, il presagio di guerra e violenza proviene dalle parole tanto quanto dai fatti, da lemmi il cui significato ha offerto una giustificazione per scatenare una guerra, bombardare città intere e compiere atti atroci sulla popolazione civile. Il capo del Cremlino veicola un messaggio potente, utilizzando parole a primo ascolto sconosciute ma dall’intenso significato semantico: operazione militare Specialedemilitarizzaredenazificare sono ottime forme di manipolazione linguistica che influenzano l’opinione pubblica russa a sostenere l’invasione dell’Ucraina. Alla luce della dichiarazione televisiva del Presidente, la sua strategia politica è chiara: l’utilizzo di questi specifici lemmi richiama alla mente della popolazione russa e non solo immagini e memorie indelebili. Il lontano passato nazista ucraino, personificato secondo Mosca dall’attuale governo di Kiev, infligge ancora terrore e sofferenze ai compatrioti russi delle repubbliche del Donbass ed è dovere della Federazione Russa proteggerli e aiutarli. Risulta quindi lampante come il racconto russo si fondi su concetti dal notevole contenuto semantico, talmente inciso nella nostra mente da diventare parte integrante di come agiamo nel mondo, facendo scatenare una guerra violenta nel Continente pacifico. 

Sono trascorsi otto mesi dall’annuncio dell’operazione speciale russa; la guerra ha subito diversi cambiamenti sia sul piano politico – militare  che diplomatico. Eppure, l’aspetto linguistico non ha mai abbandonato il campo di battaglia, lavorando in modo sottile e lento, intaccando gradualmente il suo essere alla base dell’identità e della possibilità di esprimersi di un popolo. Nonostante la guerra e l’interruzione di molte reti comunicative, i social non si fermano, anzi, permettono di analizzare con la lente di ingrandimento tanto l’attualità europea, quanto quello che succede in Ucraina. Telegram, app di messaggistica istantanea utilizzata dagli ucraini per comunicare allarmi aerei e scambiare informazioni sui rifugi, costituisce un ottimo cannocchiale attraverso il quale analizzare l’evoluzione dell’universo linguistico, dove termini legati al mondo militare e politico entrano nella vita quotidiana. La nascita e la successiva diffusione di nuove parole è uno dei fenomeni che rende lampante la vitalità e creatività di una lingua. L’esigenza di trovare una nuova parola può nascere da diversi motivi; ad esempio, la necessità di nominare nuovi oggetti, nuove operazioni e di dare maggiore espressività e incisività a un testo. Nella fattispecie, tali neologismi nascono dalla necessità di denominare e descrivere una realtà amara e desiderosa di rimanere nascosta. 

Qui di seguito, alcuni esempi di neologismi diffusi dai canali Telegram: 

Macronete

“Basta macronare!” è un’espressione ormai particolarmente diffusa nella lingua ucraina e riflette un popolo arrabbiato e deluso da false speranze e promesse infrante. Un macronete è colui che si pavoneggia di essere molto preoccupato per qualcosa ma si rifiuta di agire in maniera concreta per aiutarlo. Inoltre, secondo un sito web umoristico in lingua russa, essere un macronete significa avere “un’abilità speciale, il talento di costruire una frase in modo che inizi con un insulto, continui con una minaccia e finisca con una richiesta”. Risulta lampante, quasi esplicito, quanto il neologismo ucraino punzecchi da distanza Emmanuel Macron, il quale viene ormai visto in Ucraina come qualcuno che non viene ricordato per un aiuto reale, ma per le sue foto preoccupate e da eroe all’Eliseo. 

Orchi di Mordor 

Il mondo fantasy creato di J.R.R. Tolkien è sempre stato fonte di ispirazione da cui estrapolare metafore e similitudini per descrivere il conflitto tuttora in corso. L’Ucraina è la terra di Mezzo, minacciata dall’esercito di Sauron, composto da orchi inferociti e violenti. In questo caso, il neologismo indica un membro delle forze d’invasione russe, le quali hanno saccheggiato, depredato e terrorizzato il popolo al servizio di Vladimir Putin. Il neologismo fantasy è usato da tutti, soldati e civili, persino dal Presidente Zelens’kyj il quale, in occasione di un discorso alla nazione trasmesso in diretta nazionale, ha affermato: “giustizia sarà fatta quando le parole temporanee “occupazione”, “Modor” e “orchi” lasceranno il nostro lessico. Li cacceremo definitivamente dalla nostra terra”. 

Rashista 

L’interesse per questo neologismo ha una duplice natura: innanzitutto, si tratta di una parola macedonia (portmanteau in inglese), ovvero un neologismo formato dalla fusione di due o più parole diverse che il più delle volte hanno un segmento di fonema comune. “Rashista” è formato dalle parole “russo”, “razzista” e “fascista”, espressione quindi denigratoria usata dagli ucraini per descrivere i russi.  Inoltre, questo è il caso di un neologismo consolidato nella lingua ucraina già da tempo, ancora prima del 24 febbraio. È un termine utilizzato da diversi studiosi, politici e pubblicisti per descrivere l’ideologia politica e le pratiche sociali delle autorità russe durante il governo di Putin, nonché riferirsi all’ideologia dell’espansionismo militare russo. La prima volta che questo termine è comparso nella lingua ucraina è stata nel 1995, in occasione della prima guerra cecena ed è proprio con l’invasione russa dell’Ucraina nel 2022 che ha ripreso linfa vitale. Il termine è anche ampiamente utilizzato dai media ucraini per identificare, più in generale, i membri delle forze armate russe e i sostenitori dell’aggressione militare russa contro l’Ucraina. Oggi è un’espressione particolarmente popolare in risposta all’infondata giustificazione di Putin della sua guerra per denazificare l’Ucraina. 

Chornobaite

La natura di questa nuova formazione linguistica è rilevante perché non contiene alcuna allusione storico – politica, bensì territoriale e militare. È un termine peggiorativo per descrivere chi ripete lo stesso errore aspettandosi un risultato diverso. Si ispira al villaggio ucraino di Chornobaivka, nella regione di Kherson, che le forze russe hanno ripetutamente cercato di conquistare nel corso della guerra e occupata solo nel corso delle ultime settimane. 

Putinversteher

“Putinversteher” è un neologismo di matrice tedesca che, in senso critico, indica chi comprende le ragioni di Vladimir Putin e quindi sta dalla sua parte.  Un “Putinversteher” può essere un intellettuale, parlamentare, imprenditore pronto a sottolineare ragioni, interessi e meriti del presidente russo e, di converso, a scagliare polemiche sulle colpe europee, ma soprattutto americane e atlantiche. Nel corso della storia, sono state diverse le figure o corpi politici considerati dei “Putinversteher”. Ad esempio, il partito repubblicano degli Usa, guidato dall’ex Presidente Trump che considerava Putin “un genio”.

Alla luce dei corpora qui presentati, è stimolante vedere come la lingua abbia ancora una valenza decisiva nel separare russi e ucraini. Eppure, tale distacco linguistico non è decisivo; la creazione di una nuova lingua, infatti, non sempre ne garantisce il successo nell’uso a lungo termine, condizione indispensabile per la sua affermazione nel sistema linguistico. Di frequente assistiamo al lancio di nuove parole del tutto effimere, legate a un particolare prodotto, a una campagna pubblicitaria di successo, ma limitata nel tempo e quindi incapace di far penetrare le nuove parole nella comunicazione corrente. La guerra in Ucraina ridisegna giorno per giorno gli equilibri del mondo e questi neologismi di guerra hanno il potenziale di dividere più che avvicinare due popoli per cui nulla sarà più come prima. Sarà interessante vedere come e se queste nuove parole diventeranno pezzi fondamentali di un puzzle che racconterà, o meglio ri-racconterà, il divorzio di due paesi, la cui riappacificazione sembra sempre più un miraggio.

Fonti correlate: 

https://open.spotify.com/episode/3lAycNUtPanrc9ZRfFKEEK?si=9f739a1fbb8240fc

https://www.nytimes.com/2022/04/22/magazine/ruscism-ukraine-russia-war.html

https://www.politico.eu/article/rashists-mordor-tractor-troops-ukraines-new-language-of-war/

https://www.aljazeera.com/news/2022/5/3/orcs-and-rashists-ukraines-new-language-of-war

https://accademiadellacrusca.it/it/consulenza/neologismi-nascita-e-diffusione-di-nuove-parole/216

https://accademiadellacrusca.it/it/consulenza/neologismi-nascita-e-diffusione-di-nuove-parole/216

https://www.bfmtv.com/international/europe/les-ukrainiens-inaugurent-le-verbe-macroner-pour-fustiger-l-immobilisme-francais-face-a-l-invasion-russe_AN-202204120370.html#:~:text=Sur%20Telegram%2C%20un%20lexique%20de,une%20pr%C3%A9cision%20a%20%C3%A9t%C3%A9%20apport%C3%A9e.

https://www.liberation.fr/idees-et-debats/tribunes/en-ukraine-lautre-guerre-celle-des-mots-20220330_ADP3AZUSNJDO5FLARSQWLD7A6A/