Il Sabir, struttura ed esempi della lingua

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Seconda parte dell’articolo Il Sabir, la lingua di tutti che non apparteneva a nessuno: la Lingua Franca Mediterranea

Come spiegato precedentemente nell’articolo Il Sabir, la lingua di tutti che non apparteneva a nessuno: la Lingua Franca Mediterranea, il Sabir era essenzialmente una lingua orale composta da parole italiane, spagnole, francesi portoghesi, arabe, turche, come descritto da questo estratto di D. Haëdo, Topographia e historia general de Argel:

[…]  La terza lingua in uso ad Algeri è la lingua franca, così chiamata dai musulmani non perché nel parlarla credano di esprimersi nella lingua di una qualche nazione cristiana, ma perché, per mezzo di un gergo comune tra loro, si capiscono con i cristiani, la lingua franca è per la maggior parte una mescolanza di varie parole spagnole o italiane. Qualche parola portoghese si è insinuata anche di recente, dopo che un gran numero di persone di questa nazione sono state portate ad Algeri da Tetouan e Fez, fatte prigioniere nella battaglia persa dal re del Portogallo, Don Sebastiano.[…] 1

Per analizzare la lingua Sabir, la più vasta fonte sulla quale possiamo basarci è il Dictionnaire de la Langue Franque ou Petite Mauresque2, che sulla copertina prosegue il titolo riportando: «suivi de quelques dialogues familiers et d’un vocabulaire de mots arabes les plus usuels ; à l’usage de français en Afrique» [Dizionario della Lingua Franca o di arabo semplificato seguito da qualche dialogo familiare e da un vocabolario delle parole arabe più usuali, per francesi d’Africa].

Un approfondito studio in tal senso lo dobbiamo a questo ricerca:

Roberto Sottile & Francesco Scaglione (2019): La lingua franca del Mediterraneo ieri e oggi. Assetto storicosociolinguistico, influenze italoromanze, ‘nuovi usi’, Versione 3 (13.09.2019, 12:01). In: Thomas Krefeld & Roland Bauer (a cura di) (2019): Lo spazio comunicativo.3

Roberto Sottile e Francesco Scaglione analizzano gli aspetti grammaticali e lessicali del Sabir restituendoci una visione, spiegazioni e riflessioni molto interessanti.

Il Dictionnaire de la langue franque ou Petit Mauresque è bilingue Francese-Sabir (LFM), redatto nel 1830 da persona anonima francese con lo scopo di facilitare la comunicazione tra francesi e algerini dopo la conquista dell’Algeria da parte della Francia. In questo Dizionario la scrittura del Sabir rispecchia la fonetica francese. Sappiamo, però, che circa il 70% del lessico del Sabir è composto da parole italiane, per la precisione veneziane e genovesi, per l’importanza commerciale che queste città avevano all’epoca. 

Nel Dictionnaire troviamo: ceci = qouello; cela = qouesto. L’autore francese per ricreare il fonema [u] ha scritto ou, perché la grafia u in francese produce il fonema [y]. Precisiamo questo aspetto poiché per facilitare il lettore italiano noi, invece, riporteremo qui la grafia che corrisponde a fonemi italiani, quindi questo, quello.

Il Sabir ha una struttura grammaticale molto semplificata. I verbi non hanno una coniugazione, si presentano solo all’infinito (con desinenze solo in ar e ir) e al participio passato: sauter (saltare)= saltar, saltato; faire (fare) = fazir, fazito; aller (andare) = andar, andato.

Per creare altri modi e tempi verbali intervengono alcuni artifici. Ecco qualche esempio (il Sabir è sempre in tondo):

Io vado = mi andar; lui, lei va = ellu, ella andar; loro vanno = elli andar; io andrò = bisogno mi andar.

Esiste un solo ausiliare: star (essere): sto bene così = mi star bene accussì.

Qui il mescolarsi di italoromanzo e iberoromanzo: apri la finestra = aprir la bentana.

L’influenza araba è limitata, un esempio: zafferano = safran.  

La predominanza lessicale che troviamo nel Dictionnaire è sicuramente italoromanza, magari mescolata da influenze e contaminazioni dovute alla mobilità delle parole, al loro viaggiare per l’Italia e per il Mediterraneo. Nello studio di Sottile e Scaglione leggiamo:

[… ] Il lessico del Dictionnaire appare di base sostanzialmente italoromanza (italiano e dialetti italiani), pur in presenza di diversi elementi appartenenti ai vari idiomi del Mediterraneo e di una flebile componente araba (limitata per lo più ad alcuni aspetti fonetici). Quanto a quest’ultimo aspetto, a differenza di quanto ci si aspetterebbe, l’apporto arabo si presenta effettivamente poco significativo e pertanto, per gli elementi lessicali di origine magrebina contenuti nel Dictionnaire, resta forte il dubbio che si tratti di parole “realmente arabe”: esse potrebbero altrimenti considerarsi “arabismi” che vi si trovano in ragione della loro ampia circolazione, durante il Medioevo, nell’intero bacino del Mediterraneo. Ma tale situazione potrebbe riguardare, in effetti, anche molte altre voci contenute nel Dizionario, specialmente quelle che in passato sono state protagoniste di complesse dinamiche di diffusione nel Mediterraneo plurilingue. In questo senso, si potrebbe ammettere che proprio tale ampia circolazione ha determinato per queste parole una condizione di “pronta disponibilità” che può averne favorito l’ingresso nel lessico della lingua franca. Quanto alla componente italoromanza, se è vero che «nel lessico l’elemento italiano supera quello spagnolo, e si riesce a ricavare questo dato non solo dal Dictionnaire (cfr. nota 11) ma anche da una visione d’insieme di tutti i documenti» (Cifoletti 2004, 55)4, è anche vero che l’«elemento italiano» non si limita, naturalmente, alla presenza di toscanismi: esso riguarda ovviamente diversi vocaboli dovuti ai dialetti settentrionali e meridionali che restano anch’essi di grande interesse in relazione alle specifiche dinamiche di contatti e migrazioni linguistico-culturali che hanno interessato l’area mediterranea. […] 5

Ed ecco alcuni loro esempi per i quali, però, rimandiamo alla descrizione completa degli autori: 

La parola casana [ka’sana] “armadio” si deve all’arabo ḫazāna: bottega, cella,  biblioteca, armadio; credenza (Pellegrini 1972, 156). In siciliano nelle forme gazzana, gasena, casena  con il significato prevalente di “armadio a muro” e sembra qui un arabismo diffusosi. La voce può considerarsi di origine araba di ampia circolazione nel bacino del Mediterraneo, ma la forma presente nella lingua franca testimonia come i dialetti di Sicilia e dell’Italia meridionale abbiano giocato un ruolo importante nella LFM.

La voce counchiar [kun’tʃar] “costruire, edificare”,  potrebbe considerarsi di origine meridionale per la presenza nel dialetto siciliano del verbo cunzari, vicino a quello del sostantivo acconzu “riparazione” , fare acconci. Si noti d’altra parte che cuncïari (rimandando a cunzari) potrebbe rifarsi alla voce acconciare con significati tra i quali alcuni di area prevalentemente toscana, cioè “mettere in buone o migliori condizioni” (fiorentino e pisano). Col valore di “riparare, aggiustare, sistemare”,  acconciare sembra, poi, affermarsi in Sicilia solo verso la fine del ‘700. 

Navigare tra le parole del Sabir, porterebbe a non fermarsi mai. Non ci sono limiti nel viaggiare delle parole, come non ci sono frontiere. Nel raccontare della Lingua Franca Mediterranea, che a noi piace chiamare Sabir, si è voluto focalizzare l’attenzione su cosa è ed è stato il Mediterraneo, su quanto significa mescolanza, cultura, conoscenza senza barriere. Abbiamo voluto riflettere sulla lingua, come formata sempre da tante lingue che si sono mescolate, succedute, perse e ritrovate. Su come una lingua sia la visione di un mondo, l’espressione di un pensiero, di un modo di essere, sia dialogo e reciprocità tanto che i nostri avi del Mediterraneo ne avevano inventata una che racchiudesse il modo di essere un po’ di tutti i popoli delle coste, nata per l’esigenza di scambio e di dialogo. Per circa quattro secoli questa lingua è stata utilizzata e si è sviluppata.

Spesso quando raccontiamo del Sabir ci viene chiesto se si tratta di una sorta di Esperanto. La risposta è che l’Esperanto è una lingua costruita, pianificata a tavolino e non nata da una realtà linguistica, dalla fusione del lessico di lingue esistenti come lo è il Sabir.

Per gli approfondimenti sulla struttura linguistica rimandiamo agli articoli e ai lavori che abbiamo citato sia nell’articolo che in Bibliografia.

1 D. Haëdo, Topographia e historia general de Argel, Valladolid,1612 estratto riportato in J.Dakhlia, Lingua Franca, histoire d’une langue métisse en Méditerranée, Paris, Actes Sud, p.63-64, 2008.

[…] La troisième langue en usage à Alger est la langue franque, ainsi appelée par les musulmans non pas qu’en la parlant ils croient s’exprimer dans la langue d’une nation chrétienne quelconque, mais parce que, au moyen d’un jargon usité parmi eux, ils s’entendent avec les chrétiens, la langue franque étant un mélange de divers mots espagnols ou italiens pour la plupart. Il s’y est aussi depuis peu glissé quelques mots portugais, après qu’on eut amené à Alger de Tétouan et de Fez, un très grand nombre de gens de cette nation faits prisonniers dans la bataille que perdit le roi de Portugal, Don Sebastien. […]

2 Anonimo Dictionnaire de la Langue Franque ou petit Mauresque, suivi de quelques dialogues familiers, et d’un vocabulaire de mots arabes les plus usuels; à l’usage des français en Afrique, Marseille, Feissat Aineé et Demonchy, 1830 – fonte :   https://gallica.bnf.fr/

3 Roberto Sottile & Francesco Scaglione (2019): La lingua franca del Mediterraneo ieri e oggi. Assetto storicosociolinguistico, influenze italoromanze, ‘nuovi usi’, Versione 3 (13.09.2019, 12:01). In: Thomas Krefeld & Roland Bauer (a cura di) (2019): Lo spazio comunicativo  (PDF qui)

4 Cifoletti 2011 [2004] = Cifoletti, Guido (2011 [2004]): La lingua franca barbaresca, Roma, Il Calamo5 Roberto Sottile & Francesco Scaglione (2019), p.47.

Bibliografia

Anonimo, Dictionnaire de la Langue Franque ou petit Mauresque, suivi de quelques dialogues familiers, et d’un vocabulaire de mots arabes les plus usuels; à l’usage des français en Afrique, 1830, Marseille, Feissat et Demonchy.  

 Cifoletti, Guido, La lingua franca barbaresca, 2011 [2004], Roma, Il Calamo. 

Dakhlia, Jocelyne, Lingua franca. Histoire d’une langue en Méditerranée, 2008, Actes Sud

Haedo (de), Diego. Topographia e historia general de Argel, 1927 [1621], Madrid, Sociedad de Bibliófilos Españoles

Martinet, André, Le problème des sabirs, 1968-1970, Bollettino dell’Atlante Linguistico del Mediterraneo 10-12, 1- 9.

Minervini, Laura, La lingua franca mediterranea. Mistilinguismo, plurilinguismo, pidginizzazione sulle coste del Mediterraneo tra tardo medioevo e prima età moderna, 1996, Medioevo Romanzo 20, 231-301.

Pellegrini, Giovan Battista, Gli arabismi nelle lingue neolatine con particolare riguardo all’Italia, 2 vol., 1972, Brescia, Paideia.

Ruffino, Giovanni – Sottile, Roberto, Parole migranti tra Oriente e Occidente, 2015, Palermo, Centro di studi filologici e linguistici siciliani.

Saletti, Stefano, Cantando il Sabir e i suoni delle città di frontiera, 2018, Dialoghi Mediterranei. Periodico bimestrale dell’Istituto Euroarabo di Mazara del Vallo, 34, Mazara del Vallo (Link qui) .

Schuchardt, Hugo (2009 [1909]): La lingua franca, in: Linguistica e Filologia 29, 3-31, [1909, Die Lingua franca, «Zeitschrift für romanische Philologie», 33, pp. 441-461. 2009, Trad. italiana di F. Venier. 

Roberto Sottile, Francesco Scaglione. La lingua franca del Mediterraneo ieri e oggi. Assetto storicosociolinguistico, influenze italoromanze, ‘nuovi usi’, Versione 3 (13.09.2019, 12:01), 2019 In: Thomas Krefeld & Roland Bauer (a cura di) (2019): Lo spazio comunicativo (PDF qui)

TLIO – Leonardi, Lino (2017): Tesoro della Lingua Italiana delle Origini, Il primo dizionario storico dell’italiano antico che nasce direttamente in rete fondato da Pietro G. Beltrami. Data di prima pubblicazione 15.10.1997 (Link qui)