Il Sabir, la lingua di tutti che non apparteneva a nessuno: la Lingua Franca Mediterranea

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Claude-Joseph Verne - L'entrée du port de Marseille (1754)

Una la lingua di contatto, veicolare utilizzata dalle genti di mare, ma non solo, delle coste del Mediterraneo, coste europee e coste africane tra il 1500 e il 1800.

Navigare, vivere in mare, in un mare come il Mediterraneo, faceva incontrare le genti con l’esigenza di comunicare sia per le tecniche di navigazione, sia per gli scambi commerciali, ma anche per esigenze di prima necessità. Non avevano importanza la bandiera o il paese, le popolazioni delle coste di tutto il Mediterraneo avevano sviluppato un lessico composto da parole provenienti dalle lingue dei diversi Paesi: italiano, portoghese, spagnolo, francese, greco, arabo e turco.  Il mare è luogo di scambio e il “Sabir” era lo strumento che ne facilitava il dialogo, in un’area, quella del mare, fondamentalmente senza frontiere. Sulla denominazione di questa lingua occorre fare chiarezza. Nella seconda metà del 1600  troviamo ne Le Bourgeois Gentilhomme  di Molière, come intermezzo in lingua franca cantato dal personaggio del Mufti:  Se ti sabir, Ti respondir, Se no sabir, Tazir, tazir.

Sabir è probabilmente la storpiatura del catalano saber, cioè sapere. Lingua franca, invece, deriva dall’arabo lisān-al-faranğī (gli arabi chiamavano tutti gli europei franchi ) espressione passata a indicare qualsiasi idioma che mettesse in contatto parlanti di origine diversa. Sempre in Molière, ne Il siciliano o l’amor pittore, in cui  uno schiavo turco incontra Don Pedro proponendogli di comprarlo, si legge:

Chiribirida ouch alla
Star bon Turca,
Non aver danara:
Ti voler comprara?
Mi servir a ti,
Se pagar per mi;
Far bona cucina,
Mi levar matina,
Far boller caldara;
Parlara, Parlara,
Ti voler comprara?

In questa poche righe troviamo già un misto di termini di varie lingue, con una forte componente di italoromanzo. Abbiamo frasi in questa lingua anche in opere di Goldoni, il che ci conferma la sua capacità di penetrazione nella società dell’epoca. Analizzeremo più avanti qualche frase di questa Lingua Franca Mediterranea, come è stata denominata da linguisti 1. Perché non Sabir? La questione è dibattuta in quanto tutta una parte di linguisti, soprattutto francesi, considerano il Sabir come la lingua che segue la colonizzazione dell’Algeria e della Tunisia. Quindi dal 1830, anno della conquista dell’Algeria da parte dei francesi e anno in cui è stato anche pubblicato a Marsiglia il Dictionnaire de la Langue Franque ou Petite Mauresque, un dizionario che traduce termini francesi in Lingua Franca Mediterranea. Un’opera anonima di “servizio”, redatta per facilitare la comunicazione fra soldati francesi e la popolazione algerina.

Da quel momento è stata poi imposta la lingua francese che ha soppiantato la lingua franca e il termine Sabir è stato in seguito utilizzato per designare l’idioma composto dal francese e la lingua araba oltre alla lingua franca, ma anche per designare un francese storpiato, foneticamente scorretto e con atteggiamento a volte denigratorio. Per questa ragione, un giovane tunisino o algerino di oggi facilmente considera il Sabir la lingua del colonizzatore e non la Lingua Franca Mediterranea che ci interessa esplorare; quindi l’idioma che si è creato dopo la colonizzazione, come del resto pensano nel modo accademico francese e i francesisti.

Diversa è la considerazione del termine Sabir in Italia, dove, a parte un po’ di confusione, in certi casi, nel collocarlo cronologicamente, viene utilizzato con spirito evocativo, nel senso di lingua di contatto, di lingua del dialogo: quella del Mediterraneo tra il 1500 e il 1800. Troviamo questo termine in varie occasioni: abbiamo il Festival Sabir (https://www.festivalsabir.it/),  la musica Sabir di Stefano Saletti, una casa editrice Sabir Editore e altri esempi. Sicuramente tale utilizzo non si rifà alla lingua del colonizzatore, ma a quella precedente, alla lingua del dialogo. Interessante il diverso utilizzo e impatto fra un paese e l’altro!

Noi seguiremo Molière che menziona il termine sabir già nel XVII secolo e, poiché siamo in un contesto di studi e di interessi italiano, preferiamo continuare la nostra esplorazione utilizzando il termine Sabir al posto di Lingua Franca  Mediterranea, ben coscienti che è a quest’ultima che ci riferiamo. Ci affascinano la brevità, la musicalità e il contenuto etimologico ed evocativo di Sabir. Ci vorranno scusare i linguisti, che ringraziamo per concederci tale libertà!

Questa lingua di tutti e di nessuno nasce da esigenze pratiche e in situazioni in cui tutti sono stranieri o nessuno lo è. Pensiamo alla vita dei commercianti veneziani, genovesi, ai corsari, ai pirati, ai prigionieri, ai galeotti che ai remi e alle vele facevano procedere le navi, le barche. Pensiamo alle persone in cattività, rapite per la richiesta di riscatto alle loro famiglie: succedeva che passavano mesi, o forse anni, prima che fossero liberati, e magari tra rapiti e rapitori nasceva un’intesa e anche qualcosa di più. Tutte queste persone provenienti da luoghi diversi, con lingue diverse, riunite in uno spazio limitato e con l’esigenza di comprendersi rapidamente, come succede nella conduzione di imbarcazioni, perché il mare in burrasca non aspetta una traduzione… hanno fatto nascere una lingua che metteva insieme parole provenienti da diversi luoghi. Ognuno ci metteva del suo, in base all’esperienza acquisita in quella precisa operazione. Non sappiamo con precisione quali siano state le prime parole, certo sappiamo che la formazione di questa lingua nella sua evoluzione ha avuto fasi diverse in termini di predominanza economica e di presenza nel Mediterraneo. Gran parte del vocabolario, circa il 70%, è composto dal veneziano dell’epoca, ma anche dal genovese, oltre allo spagnolo, al catalano, il portoghese, al francese, all’arabo, turco e greco. 

Si tratta chiaramente di una lingua orale, una lingua di utilità, di comunicazione, insomma una lingua veicolare, ma che non era la lingua madre di nessun popolo. O se vogliamo di tutti i popoli del Mediterraneo dalle sponde nord a quelle sud, e in periodi diversi, da est a ovest secondo le varie conquiste. Si è diffusa in vari settori, nella vita comune, nel campo della diplomazia. Una lingua del dialogo, malgrado i conflitti del periodo nella quale nasce, malgrado i conflitti stessi in cui viene utilizzata. Continueremo il racconto del Sabir in un prossimo articolo, con esempi della lingua, della sua semplice grammatica e con qualche curiosità in più, oltre a una ricca bibliografia.

1 Minervini, Laura (1996): La lingua franca mediterranea. Mistilinguismo, plurilinguismo, pidginizzazione sulle coste del Mediterraneo tra tardo medioevo e prima età moderna, in: Medioevo Romanzo 20, 231-301.