E’ ormai risaputo che la Corea del Sud non stia passando il periodo migliore di sempre, ma quanto siamo davvero informati sulla vicenda?
Recentemente il presidente Yoon Suk-yeol è stato arrestato per aver dichiarato lo stato di legge marziale in diretta nazionale, una decisione da parte del presidente che ha suscitato una forte reazione nel popolo sudcoreano che si è riversato nelle strade protestando a suon di “Bella Ciao” e facendo irruzione nella Gukhoe, ossia il parlamento monocamerale della Corea del sud.
Il presidente si è trovato sotto processo rischiando di non poter più rivestire la sua carica, di essere incarcerato o addirittura di ricevere la pena di morte per il fallito tentativo di sospendere la democrazia sudcoreana.
Ma ripercorriamo le tappe più importanti della storia sudcoreana.
La guerra di Corea: si profilano nuove alleanze
Nei primi del ‘900 la penisola coreana era riunita sotto il Grande Impero Coreano, che cessò di esistere nel 1910, quando il Giappone annesse la Corea dando inizio al dominio giapponese sulla penisola. Durante l’occupazione del Giappone gli uomini coreani si trovarono costretti a lasciare il proprio Paese per andare a lavorare fino allo sfinimento nelle miniere e nei campi di lavoro in Giappone, mentre le donne spesso erano vittime di episodi di violenza e abusi sessuali commessi dai soldati giapponesi.
I coreani organizzarono rivolte contro l’oppressione giapponese, e alcuni dei rivoluzionari vennero esiliati dal Paese per stroncare il movimento rivoluzionario, ed è qui che troviamo l’origine delle due coree che conosciamo oggi.
-Kim Il Sung-
Il primo rivoluzionario della Corea fu proprio il nonno dell’attuale dittatore della Corea del Nord Kim Jong Un. Esiliato a Pechino qui conobbe e si avvicinò alle idee del comunismo.
-Syngman Rhee-
Un’altra figura di spicco tra i rivoluzionari esiliati fu Syngman Rhee, primo presidente della Corea del Sud. Fu grazie al periodo passato negli Stati Uniti che rese la Corea del Sud il Paese che conosciamo oggi: una società democratica e molto occidentalizzata.
Dopo la seconda guerra mondiale, con la sconfitta dei nazisti e dei giapponesi, il Giappone dovette cedere la Corea, che venne divisa in due Stati lungo il 38º parallelo secondo gli accordi. Nacquero dunque la Corea del Nord (sotto influenza sovietica) e la Corea del Sud (sotto influenza statunitense). In realtà l’idea originale non era quella di creare due stati indipendenti, tuttavia le due visioni opposte polarizzarono tanto la politica nazionale da creare due schieramenti netti: uno nel nord, il comitato popolare provvisorio con a capo Kim Il Sung di stampo comunista, l’altro nel sud, con a capo Syngman Rhee, di stampo occidentale.
Nel ‘48 avvenne la prima rottura: a nord il comitato popolare sotto il comando di Kim Il Sung divenne la repubblica popolare democratica di Corea, e a sud venne istituita la repubblica di Corea, sotto il presidente Syngman Rhee.
Uno scontro sarebbe stato inevitabile, specialmente dopo che nel ‘49 le truppe americane e sovietiche lasciarono il territorio.
Il primo attacco infatti avvenne nel 1950 quando la Repubblica popolare democratica di Corea, attraversò il 38º parallelo cogliendo di sorpresa i sudcoreani e i suoi alleati. All’epoca le forze armate di Kim avevano il supporto di Stalin che non intervenne direttamente nel conflitto per evitare uno scontro diretto con gli Stati Uniti, ma decise lo stesso di inviare armi e addestrare i soldati nordcoreani.
L’attacco procedette senza intoppi, e i nordcoreani conquistarono anche la capitale Seul, costringendo il partito sudcoreano a ritirarsi nel sud della penisola.
La reazione degli Stati Uniti e del Regno Unito non tardò ad arrivare. Intervennero nel conflitto e aiutarono i sudcoreani a riprendersi i territori che avevano perso, spingendo addirittura per conquistare la città nordcoreana di Pyongyang, cambiando così le sorti della guerra.
Lo scontro si intensificò e Russia e Cina rafforzarono la loro alleanza con la Corea del Nord per paura di trovarsi uno stato sotto influenza statunitense oltre il proprio confine.
La situazione raggiunse così uno stallo. Solo con la morte di Stalin nel ‘53 si raggiunse un accordo sul cessate il fuoco firmato dall’Onu e dai rappresentanti della Corea del Nord. Accordo che però non venne mai accettato dalla Corea del Sud che voleva continuare la guerra.
Persino oggi non è stato mai firmato un trattato di pace tra i due Paesi, anzi, nel 2013 la Corea del Nord, a fronte della presenza di truppe statunitensi in Corea del Sud si è ritirata dall’accordo sul cessate il fuoco, ripristinando formalmente lo stato di guerra tra le due nazioni.
La Corea del sud dopo la guerra
La storia della Corea del Sud fino alla fine degli anni ‘80 fu caratterizzata da una serie di rivolte represse con la violenza.
Inizialmente infatti il presidente Syngman Rhee era visto come un eroe, ma i sudcoreani si resero subito conto di quanto in realtà la sua amministrazione fosse lontana dagli ideali di libertà e democrazia che aveva promesso. Syngman Rhee infatti impose un controllo sulla stampa, creò un culto sulla sua personalità simile a quelli in Corea del Nord e nell’Unione Sovietica e si definì come unico e solo difensore dell’indipendenza coreana. Nel 1952 riuscì comunque a vincere le elezioni, che però non avvennero in maniera completamente libera. Grazie al potere politico assunto in maniera illegittima riuscì a vincere anche le elezioni del ‘56, dopo la misteriosa morte del suo avversario politico che aveva cavalcato l’onda del dissenso nei suoi confronti.
In seguito, a causa delle rivolte per le elezioni vice presidenziali, considerate truccate, la capitale Seul cadde nelle mani dei manifestanti. Nell’aprile del 1960 Syngman Rhee consegnò le proprie dimissioni e nel 1961 Park Chung Hee prese il potere a seguito di un colpo di stato e restò in carica per la durata di tre mandati, nonostante la costituzione sudcoreana ne prevedesse solamente due, instaurando un regime dittatoriale. Alla fine degli anni ‘70 ci furono ancora delle proteste contro il regime e nel ‘79 Park Chung Hee fu assassinato dal suo amico e capo dei servizi di sicurezza.
La situazione non fece che peggiorare. Dopo la morte di Park Chung Hee il potere passò a Chun Doo-hwan che dichiarò la legge marziale, concentrò il potere nelle sue mani e si mise anche a capo dei servizi segreti.
Questo scatenò le più grandi rivolte nella storia sudcoreana: il 15 maggio 1980 circa 100.000 persone si radunarono a Seul per protestare contro Chun Doo-hwan che rispose facendo arrestare il leader dell’opposizione. Ma questo non spense le rivolte che continuarono, specialmente nella città di Gwangju a cui parteciparono 200.000 persone;a causa di queste rivolte popolari fu necessario inviare l’esercito che le represse con la violenza. In soli 9 giorni furono uccisi migliaia di sindacalisti e giovani studenti. Questi eventi però costrinsero Chun Doo-hwan a raggiungere un compromesso. Adottò infatti una nuova costituzione che limitava il potere del presidente e garantiva più libertà ai cittadini. Nuove rivolte lo costrinsero in seguito a rinunciare al proprio regime, tenendo delle elezioni presidenziali libere e approvando una nuova Costituzione che limitava ancora di più il potere presidenziale.
L’inizio della democrazia in Corea del sud e il suo futuro incerto
Le prime elezioni presidenziali libere in Corea del Sud si svolsero nel 1988. Chun Doo-hwan non vi partecipò e Roh Tae-woo fu eletto democraticamente. La Corea del Sud potè finalmente tornare a essere libera dall’oppressione durata per anni.
Pertanto il presidente Yoon Suk-yeol con il suo tentativo fallito di imporre la legge marziale riapre una ferita non ancora del tutto guarita per i sudcoreani, che si sono ritrovati in uno stato di grave crisi. Infatti, mentre Kim Jong Un continua a comandare il suo territorio con il pugno di ferro, in Corea del Sud il presidente Yoon viene rilasciato e nel Paese succedono fatti gravi come “l’imprevisto” lancio di otto bombe da parte di un jet militare di Seul ai confini della Corea del Nord, durante il quale sono state colpite abitazioni sudcoreane causando qualche ferito. Il futuro della Corea del Sud dunque è molto incerto, il rilascio del presidente dopo il tentato golpe militare ha destabilizzato la popolazione sudcoreana e ha compromesso l’immagine di un Paese coinvolto nel mantenimento della stabilità internazionale.
Inoltre nei prossimi giorni è attesa anche la sentenza sull’impeachment di Yoon, e i suoi sostenitori non sembrano affatto volerla dare vinta. Fonti locali affermano che Kim Yong-hyun, ex ministro della difesa abbia inviato una lettera dal carcere, in cui avrebbe invitato a “eliminare” i giudici della Corte costituzionale di orientamento politico opposto.
Yoon non ha mai ammesso di aver sbagliato, anzi, ha invitato i suoi sostenitori a continuare a lottare fino alla fine, portando a scontri sempre più accesi tra i suoi sostenitori e chi vorrebbe che rimanesse in carcere. Ancora una volta il popolo sudcoreano si trova a combattere per la propria libertà, poiché le recenti vicende sembrano solo l’inizio di un futuro incerto per un paese democratico.